i taralli senza pepe e il pupo per le scale

giugno 29, 2021
I taralli sono ormai tutti senza pepe. Non c’è più rum dentro al babà. Così vanno bene per tutti, dice. Così non hanno più senso per nessuno, piuttosto. Non ci si capacita più, mancano troppi punti fermi. Cresci sicuro che il macellaio all’angolo ha la carne migliore, magari di un allevamento suo, che il supermercato é il male, il McDonald la negazione della qualità. Poi vedi il furgone di una multinazionale della carne scaricare dal macellaio, il supermercato offrire costate di qualità e la catena di fast food rivendicare che usa solo carni italiane sane e gustose. Per la fiorentina finiremo col far la spesa al McDonald.
Una via di fuga, dice, può essere mangiare fuori. Certo, ma mica è facile. Dopo lo storico Ciro a Santa Brigida a Napoli, in centro, hanno chiuso tra gli altri La stanza del gusto su via Costantinopoli e L’Angolino, che stava subito dietro la Questura. Tra quanti sono sopravvissuti gira una strana frenesia. Molti avevano una cinquantina di coperti dentro, con le norme hanno prima organizzato una cinquantina di coperti fuori, poi riaperto anche i locali al chiuso. Coperti raddoppiati. La cucina però quella é. E le attese diventano eccessive, i piatti sono serviti tardi e mezzi crudi, le riserve scarseggiano. Pure per avere lo scontrino c’è più da combattere. Come se ci fosse un sottinteso: siamo stati chiusi tutto questo tempo, ora dobbiamo buttare le mani. Come se questo potesse estendersi, così, indifferentemente, anche all’evasione fiscale, al lavoro in nero, al lavorare male. Quando lo scontrino con insistenza poi arriva può capitare di scoprire che gli amari o le graffette a fine pasto da tradizione offerte da quel locale ora hanno un loro prezzo battuto a fianco e neanche popolare. Quel che spicca però è un’altra voce: il coperto. Quando c’era, era intorno a un euro, ora più spesso é di due euro e cinquanta a persona. Un salasso che impone di prendere commiato da questa frenesia e starsene a parte, augurando buona fortuna a chi se la vive, preoccupandosi un poco per le prospettive. La qualità va scemando, in compenso i prezzi in generale tendono a salire senza misura, su tutti i fronti. Su tutti spicca il settore dell’edilizia e degli affini. Causa bonus annunciati, avviati, estesi alle migliore finalità, a Napoli é tutto un dire che non ci sono più ponteggi. In compenso abbondano gli ingegneri della burocrazia, che sanno mettere a posto le carte per il 110 o sennò il 90, se va malemalemale il 65, ma tanto inciarmando come si deve si riesce a fare entrare nel bonus energetico pure la catapecchia abusiva sopra al tetto. E intanto i preventivi salgono, in un anno per gli stessi lavori, con gli stessi materiali, si paga almeno il 30% in più. Che il bonus non é mica di chi vuol sistemare casa, é di chi se lo sa sgraffignare. Tempo un anno e titoleranno i giornali: galoppa l’inflazione. C’é crisi di occupazione. Sorpresa generale. Si inizia togliendo il pepe dai taralli e si finisce col perdere il senso nelle cose, il sale nella zucca, il pupo per le scale.

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