L’invenzione della ruota e la storia di Almir.

ottobre 10, 2021

Il rinvenimento a Ulduk, in Iraq, di una tavoletta di argilla risalente a oltre cinquemila anni fa potrebbe cambiare in maniera significativa il corso della storia, da quella antica a quella più recente, così come finora la abbiamo conosciuta e interpretata.

La tavoletta riporta, infatti, con dovizia di particolari, il racconto di una delle prime e più decisive invenzioni dell’umanità: la ruota.

Dall’interpretazione dei simboli cuneiformi in lingua sumera emerge in primis una conferma: la ruota è stata inventata in quell’area, l’antica Mesopotamia, intorno al 3.500 a.C.

Inventore della ruota pare fosse tale Amir, un artigiano che non solo intuì che il movimento circolare di una sorta di piatto, utilizzato per lavorare la ceramica, potesse rendere più comodo e veloce anche il trasporto di oggetti e di persone da un punto all’altro. Fece di più: sollevò non uno ma due piatti e li unì con un asse di legno. Una rivoluzione.

Sorprendentemente la novità non fu da subito accolta con gioia a Ulduk. Nessuno contestava l’effettivo funzionamento della ruota, tuttavia rimostranze presero forma in più ambienti, rapidamente.

Dapprima fu la volta di Kardin, una sorta di guida religiosa che si fece portatore della voce degli dei, scontenti a quanto pare per una invenzione che riduceva la distanza tra loro e i comuni mortali, consentendo a questi ultimi di viaggiare più veloci e quindi di riflesso di vivere di più, più cose, con un artifizio invece che con un sacrifizio.

Anche i corrieri, che campavano portando, per conto di terzi, messaggi e oggetti da una parte all’altra di Ulduk, si rizzelarono e organizzarono una partecipata manifestazione sindacale per dire no alla ruota, no al rischio che per assecondare la vanità e per questo gli interessi di uno, di questo certo Amir – che poi perché non continuava a fare l’artigiano e basta? Chi lo muoveva? Chi gli dava le sostanze necessarie a inventare, eh? –  per gli interessi di uno si metteva a rischio il lavoro di una intera categoria.

Nacquero poi dei veri e propri comitati contro la ruota, con quelli più acuti che segnalavano tutti i rischi che derivavano dalla velocità del mezzo (qualcuno ne poteva rimanere investito!), dallo squilibrio sociale che avrebbe portato (non tutti avrebbero potuto avere una loro ruota, mica tutti sapevano come farla o avevano risorse per farsela fare!), dagli effetti negativi sulla natura (che ne sarebbe stato delle strade solcate da queste ruote? E poi, anche per costruirle, sicuro ci sarebbe stato un saccheggio dei materiali, di pietre per le ruote vere e proprie e di alberi per fare gli assi che le avrebbero tenute unite a due a due). Anche le donne, alcune, vollero far sentire la loro voce, perché questa invenzione richiedeva una forza di fabbricazione che era più degli uomini e in più questo facilitava gli spostamenti di beni verso altre comunità e verso altre temibili rivali in amore.

Fu poi la volta dei radicali tradizionalisti, che misero in guardia dal rischio speculare che questo di riflesso portava: sarebbero arrivati più stranieri da altri luoghi, la ruota avrebbe determinato la commistione delle etnie e alla fine la scomparsa dei Sumeri e delle loro tradizioni. Avrebbe portato la guerra a livelli mai raggiunti prima.

Il trambusto che provocò la sua invenzione stupì Amir, che tuttavia non se ne interessò particolarmente, con due ruote collegate da un asse di legno intanto spostava le sue opere in ceramica con più facilità e poteva immaginarsi anche opere più grandi, committenti più distanti. Aveva già in mente qualcosa che somigliava a un carretto, da legare a un cavallo.

La comunità però continuava a ribollire, il malcontento cresceva e si dovette convocare il Consiglio degli Anziani, ovvero la massima autorità istituzionale allora esistente.

Gli anziani univano, già allora, a una maggiore esperienza una minore propensione a quel che è nuovo, ai cambiamenti.

Avevano poi ricevuto moltissime sollecitazioni dal capo religioso, dall’associazione dei Corrieri Riuniti, dall’associazione No Ruota,  dal Comitato Donne Sumere Contro la Ruota, dall’Associazione Prima i Sumeri.

Nonostante alcune voci più conciliative dentro allo stesso Consiglio e nonostante il parere contrario dei giovani (che avevano un ruolo meramente consultivo) gli anziani presero una decisione molto netta. Cavalcarono quello che oggi chiameremmo il consenso.

Non solo si vietò a chiunque di costruire, adattare, utilizzare, qualsivoglia oggetto di forma vagamente circolare o comunque atta a ruotare, per il trasporto di persone o di cose.

Il Consiglio decise anche di punire in maniera esemplare Amir per aver attentato alla cultura sumera e alla pace familiare.

La coppia di ruote in pietra, che Amir aveva scolpito per trasportare le sue opere in ceramica più comodamente, fu distrutta in mille pezzi.

Con quelle stesse pietre Amir fu solennemente lapidato in pubblica piazza.

Passarono alcuni anni e la comunità di Ulduk finì per perdere la propria indipendenza.

Dopo un feroce attacco che procurò atroci sofferenze alla popolazione fino a decimarla, Ulduk fu costretta ad arrendersi. Erano arrivati gli stranieri, erano tanti, invincibili.

Erano arrivati tutti assieme, a cavallo, muniti di viveri e di armi come non mai.

Lo avevano fatto usando dei carretti legati ai cavalli, dei carretti con le ruote di pietra e gli assi di legno.

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