Che regalo é poter leggere Fontamara, romanzo che vibra di tensione morale e di amara ironia, contiene una critica feroce al fascismo, al clericalismo, ai dominanti del tempo e restituisce in contrappunto la profonda dignità rurale, senza retorica, né romanticherie. Sopra a tutti si staglia il ritratto del protagonista Berardo, forte come un toro,  segnato dalla malasorte, un gigante costretto

Il rombo della terra che sale e fa tremare tutto, ripreso da una radio locale mentre sta trasmettendo un liscio; partiamo con il sonoro emozionale, lavoriamo subito sul climax. Oppure andiamo sul grande classico, recuperiamo la prima pagina de IlMattino, “Fate presto”, Andy Wharol e ne approfittiamo per ricordare anche Carlo Franco che firmava il reportage e se ne è

1966. Alla radio impazzano “Bandiera gialla” e “Yellow submarine”, un anno giallo. Il campionato di calcio è dominato per il secondo anno consecutivo dall’Inter del mago Herrera, che si impone davanti al Bologna e al Napoli di Altafini e Sivori (patron: Achille Lauro, quello che comanda e si fa sindaco, dando una scarpa prima e una dopo le elezioni; niente

Contadino era mio nonno e la terra era tavola imbandita, sudore alla fronte e segni da cavare dentro al cielo. Riconosceva la luna giusta per seminare il grano e quando era tempo buono per levare l’erba tra i filari. I venti, tutti li sapeva. Gli bastava un momento dedicato ad ascoltare, a dare l’orecchio alla natura. Dal presagio confidato dalla

A pensarci dopo non era stato poi così difficile. Studiata la cassa e il sistema di incastro che usano gli uffici postali. Verificato quando cadevano  ogni mese i pagamenti delle pensioni. Trovati i pochi attrezzi necessari e un cannello potente per la fiamma ossidrica, residuo militare. Verificato che il macellaio del paese lasciava sempre aperto là vicino il suo treruote

Era proprio bello Raffaele nella culla, benedica. Capelluto e scuro come il padre e con due occhi a barchetta, brillanti come la rugiada. Se lo guardava e ne trovava conforto Mariannina, sorpresa come al sesto figlio fosse ancora così nuova l’esperienza del parto. E come era bravo: aveva passato i suoi primi dieci mesi sempre attaccato alla menna, a fare

Carissima Maria, ho ancora negli occhi la gioia di due settimane fa, quando ho preso per marito Antonio. É stata una cerimonia emozionante, don Luigi ci ha accolti con il sorriso rassicurante di sempre. Non si è preso collera per mio padre, che a forza non si è voluto confessare. Lo ha guardato con disappunto e trattato con qualche freddezza,

Che ne sapete voi di Peppe Di Michelalfonso, che gli erano bastati sei mesi a Dusserdolf per  diventare per sempre e per tutti “Lutedesco”. I baffi alla Pruzzo, una Merit morbida in bocca fissa, era uno che parlava poco “Lutedesco”. Prediligeva l’azione e si arrabattava da sempre. Lo muoveva una molla potentissima: era tornato  al paese dalla Germania e si

Ma che ne sapete voi di Urpulerio, che alla Germania non ci voleva emigrare? Un poco per orgoglio, di più perché la famiglia la teneva lá, a lu paese. E che faceva? Pigliava in capa e se ne andava? Ma venne un brutto momento e Urpulerio dovette cambiare ragionamento. Lavorare alla giornata non era più sicuro. La terra che ti

Li trovi tra quelli che tornano al paese oramai solo alle feste comandate; si affacciano dall’abitacolo di auto lucenti, fresche di detergente satinato.  Salutano tutti, anche quelli che non riconoscono; sorridono vistosamente, come certi venditori, ma senza una ragione. Almeno così pare. Se ti fermi a parlare trovano il modo per raccontare di un concerto recente, di uno spettacolo imperdibile,