“Vite di uomini non illustri”, la sapienza senza la spocchia

settembre 12, 2020

Raffinato, ironico, colto come una lectio magistralis e fluido come certi racconti da bar, con Vite di uomini non illustri Pontiggia regala ritratti di persone e di contesti bastevoli per dieci serie televisive e spunti sui caratteri umani e sulle loro possibili configurazioni che aprono a mille e mille altre considerazioni.

Tanti brevi racconti, buoni da leggere al Sole, con certi punti di contatto evidenti o sotterranei che aprono al riso (ah, l’inflazione!).

Un modo di narrare che procede piano e riserva guizzi improvvisi, accelerazioni nel ritmo, momenti chiave appoggiati lì dove si potrebbe pensare di non porre troppa attenzione, senza che si crei prima chissà che attesa. E funziona e dà eleganza alla scrittura.

Le parole poi son capaci di rimandare anche a due questioni di fondo, note e che val la pena ribadire: che ogni vita andrebbe raccontata, che in ognuna puoi trovarci qualcosa che ti appartiene o che comunque riconosci come umano, specie nelle debolezze e negli errori.

Così finisci per provare a capire, nel tempo a perdonare o almeno a non giudicare. O anche che le vite somigliano talvolta a romanzi e spesso a romanzi banali nelle loro trame essenziali, mentre è sempre nel sottotraccia e soprattutto nel modo, di viverle e di raccontarle, la vera differenza. E che differenza.

 

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