Carrozzeria Orfeo non fa (ancora) i miracoli

marzo 20, 2022

Miracoli metropolitani ha un ritmo sostenuto, gode di un grande affiatamento della compagnia Carrozzeria Orfeo che lo porta in scena e gli attori sono, come già emerso in altri lavori, bravi e versatili. Scorre veloce nonostante la durata.

Le scelte di allestimento scenico funzionano, soprattutto funziona lo zoom sull’ambiente camera da letto determinato dall’avvicinamento all’occorrenza di quella sezione della scena.

Il testo è molto fluido, mai un tempo morto neanche per prendere il fiato (mentale) tra una scena e un’altra, alcune battute riprendono un gergo e una aneddotica da social network, alcune trovate sembrano ricavate da qualche buona lettura (Palanuik?).

Ne scaturisce, specie nella prima parte, un gradevole intrattenimento condito con battute sagaci e trovate politicamente scorrette che sembrerebbero voler mettere alla berlina una certa retorica su temi delicati.

Peccato che la retorica farcisca progressivamente la scena, appesantendola e rendendo prevedibili gli sviluppi.

Peccato che si tenda a chiudere i filoni narrativi farcendoli di qualunque ingrediente, purché dal sapore forte. Nel giro di pochi minuti si concentrano una nascita, peraltro con una rarissima particolarità, un suicidio, una grave malattia, una fuga all’estero, neanche a Sciosciammocca capitava tanto in tempi così stretti. Talvolta accadimenti e dialoghi vanno ognuno per fatti suoi.

Sorprende in particolare che qualcuno possa trovare un corpo che penzola e reagire leggendo subito la lettera dal suicida e poi prosegua prendendo dalla tasca di lui una seconda lettera e creando ilarità su quella, senza mai reagire drammaticamente a una scena che richiederebbe una più umana emozione. Una persona che conosci sta lì impiccata e tu leggi la lettera, provochi il riso, senza un cedimento di fronte a una tale tragedia umana.

La morte non va veramente in scena neanche dopo. Un sacco al centro del palco conterrebbe il corpo del suicida ma sta lì come fosse una pianta da interni, a giudicare dalla reazione degli altri. Il finale é con due colpi, quasi come nei fuochi di artificio che chiudono le feste di paese. Tutto molto bello sul piano dell’intrattenimento, la compagnia sembra avere (qui e nelle altre opere in scena negli anni precedenti) potenziale per osare di più. Per tentare i miracoli, davvero. Auguri.

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