Il punto di rottura, la Next Generation e la funzione di X (Banalità del mattino)

ottobre 1, 2020

Deve essere capitato con l’avvento degli sms: brevi, essenziali, con riduzioni delle parole in forme talvolta abominevoli. Oppure sarà successo con la diffusione di facebook: uno legge solo quello che conferma la propria opinione già da prima, con buona pace del confronto e dello spirito critico. No, con Tiktok no, quando è arrivato era chiaro che tutto si era già compiuto prima. Forse è accaduto già molto tempo fa, quando hanno iniziato a infornare nelle scuole primarie e secondarie parecchi maestri e prof poco preparati con un patto al ribasso: poco ti do, poco ti chiedo. O prima ancora, con la raccomandazione già erta a migliore garanzia di trovare un posto e di fare carriera. Altro che merito, tse.

La verità è che è difficile dire quando, ma è certo che le cose siano andate – e negli ultimi anni di più – verso un eccesso di semplificazione, una mitizzazione della velocità e della sintesi estrema. L’adorazione dell’immagine, il disprezzo per il contenuto. La quantità come misura unica, la qualità ridotta a inutile orpello. La contrapposizione netta, la polarizzazione da piccole tribù, da clan. La denigrazione del proprio avversario sul piano personale, anche quando si stanno ricoprendo ruoli ahimè istituzionali. La minaccia di interventi ad personam mentre si hanno incarichi e poteri idonei per fare quel che si promette.

La mancanza di un pensiero politico di visione e di proiezione, a fronte di una riduzione progressiva del campo visuale e di azione. Si va ragionando solo sull’ora e qui, non fra un anno. Al massimo una tattica, mai una strategia. Si fa quel che si sa che tira, non quel che si crede. Si segue la folla, non la si conduce. La politica ridotta a operazione di marketing. Non solo. Da faro proiettato verso un futuro incerto, che illumina campi poco battuti, l’intellighenzia é derubricata a custode del buon senso, portiere del palazzo dei sentimenti dell’umano.

Intanto la teoria delle folle di Le Bon trova una nuova e più compiuta espressione.

Il bandolo della matassa è irrimediabilmente perduto, da dove si sia originato questo mostro contemporaneo nessuno potrà dire. Vale la pena provare a ragionare di futuro, della strada per provare a uscirne. 

E si torna sempre al punto essenziale, focale, l’istruzione, l’educazione si diceva una volta civica, la formazione. Solo il sistema sanitario ha pari rilevanza. Il resto è tutto lì, investire tutte le risorse possibili sulla qualità del sistema di istruzione, prevedere meccanismi di emersione delle migliori pratiche per replicarle, adattandole, in altri contesti; favorire scambi dentro l’Italia e con l’estero; rendere obbligatorio, come ha proposto qualcuno, un periodo di formazione all’estero, un Erasmus o un servizio civile europeo per tutti i sedicenni; rendere effettive le opportunità di aggiornamento professionale di chi insegna e coniugare la libertà del metodo con un rigore sulla preparazione richiesta ai docenti. 

Tutto il resto è corollario, tutto il resto é funzione di questo.

Molto più ora, che è partita la corsa ad accapparare risorse tra Recovery Fund e Next Generation.

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