Collegamenti avventati tra Buñuel, Mao, Marx e Sartre. Due questioni.

agosto 8, 2015

C’é una frase potente che Bunuel fa dire a uno dei suoi attori: “Se Mao dice così è perché non ha capito Freud“.

Provocatoria, tagliente, di certo non improvvisata.

La prima questione sembra essere: ricordare qual è il film.

La seconda é se quella battuta è ispirata a quanto Sartre sviscera in “L’essere e il nulla”, testo che di facile lettura non è.

Sartre sembra voler dire che in primis occorre distinguere l’ “essere del fenomeno” dal “fenomeno (inteso come manifestazione) dell’essere”.

Noi tendiamo a voler essere Dio e per ognuno va considerata la coscienza nel “per sé”, non limitando al senso dell’ “in sé” che sarebbe riduttivo e fuorviante.

Il rapporto con gli altri, pertanto, compreso quello amoroso, non può che essere conflittuale.

Il conflitto é tra la mia coscienza per sé e quella dell’altra persona che quindi tende a ridurre la mia in “in sé” oggettivizzandola, delimitandola, rendendola cosa, oggetto. (Poi in parte questa necessità di conflittualità viene un poco rivista, ridimensionata).

E così la questione della coscienza critica può prendere forma solo con coscienze che si riuniscono in gruppi e in quei gruppi c’è la possibilità di esprimere in libertà il proprio “per sé”.

È questa considerazione  dell’individuo che per Sartre sfugge al marxismo, troppo concentrato sull’insieme di persone, tanto che non valuta le considerazioni utilissime che possono venire dalla psicologia e dalla sociologia, ridotte a scienze borghesi.

E parrebbe prendere forma da questo stesso pensiero anche la battuta nel film di Bunuel.

Chi più ne sa non lo tenesse per sé.

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