C’è sempre una ragazza sul ponte

ottobre 25, 2018

C’è sempre una ragazza sul ponte. E qualcuno che passa e si illude di salvarla. Capita a Mastroianni ne Le notti bianche, a Daniel Auteuil ne La ragazza sul ponte, appunto, a Jeremy Irons in Treno di notte per Lisbona.

Tre film bellissimi e così diversi. Diverse le atmosfere, i tempi, il ritmo, le ambientazioni, il colore stesso delle singole pellicole. E però in tutte c’è una ragazza ma a guardar bene non è lei da salvare, non è quella che esprime un bisogno. È piuttosto chi salva che ha necessità di farlo ed è lui che in fondo ne esce profondamente trasformato. Un poco come capita pure negli eroi a gettone di “Soffocare” di Chuck Palaniuck. É il salvatore, l’eroe, che esprime un bisogno. Salvare. Salvarsi.

La ragazza sul ponte è una occasione ma se è colta per sé, per chi è mosso dal volerla salvare. È lei stessa “ponte”.

Conduce, porta chi si propone di salvarla, altrove, nel proprio viaggio interiore.

C’è sempre una ragazza sul ponte, se c’è chi la sa osservare.

E dal tentativo di salvarla e dalla conseguente uscita dalla propria area di quotidiana sicurezza si sa far migliorare.

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